Straordinaria esperienza esclusiva: potremo scoprire come è fatta la tana di un Orso
Il castello di Pettorano sul Gizio fa parte di un sistema di fortificazione comprendente i castelli circostanti di Popoli, Pacentro, Raiano, Vittorito, Prezza e Anversa. Originariamente doveva essere composto solo dalla torre centrale di avvistamento (puntone) a pianta pentagonale, con la punta diretta verso SO, intorno alla quale fu innalzata, in epoca angioina, l’attuale cinta muraria con le superstiti due torri circolari.
Delle due torri, a base scarpata per attutire l’impatto di eventuali proiettili, quella posta a SO è di maggiori dimensioni rispetto a quella posta a NO.
A SE invece si può osservare una torre quadrilatera.
All’evento dei Normanni il Castello di Pettorano costituiva una già consolidata realtà economica e politica, tanto che alla fine del XII secolo era il perno di un feudo che si estendeva dalla Valle del Gizio verso il Piano delle Cinquemiglia, al Sangro fino alla futura Ateleta (Riserva Monte Genzana).
Il Castello come punto di difesa della via di comunicazione tra la Contea del Molise e la Valle di Sulmona. Federico II tentò di riportare la situazione sotto il proprio controllo nominando titolare il figlio Federico detto di Pettorano, e facendo vigilare il territorio affinché non vi dimorasse gente sospetta ed infedele.
Con la venuta degli Angioini l’intero feudo di Pettorano, insieme a Colleguidone, Pietransieri, Pacentro e Roccaguiberta, fu concesso al milite Amiel d’Angoult signore di Courbain venuto dalla Provenza al seguito di Carlo I d’Angiò.
Nel 1310 il feudo fu trasmesso ai Cantelmo, venuti in Italia al seguito di Carlo I d’Angiò, e lo tennero per lunghissimo tempo fino al 1750, quando i Cantelmo furono rimpiazzati dalla famiglia dei Montemiletto fino al 1806.
Il castello di Pettorano rimase a lungo luogo di rifugio di ribelli al potere imperiale. In un documento del luglio 1384 Carlo III di Durazzo ordinò al capitano di Sulmona di procedere contro alcuni rebelles et infideles del Castello di Pettorano che avevano sequestrato e liberato solo dopo il pagamento di un riscatto un certo Coluccio de Rigazio di Sulmona, fidelis al potere Carlo.
Ancora per tutto il Quattrocento Pettorano costituiva una terra di rifugio per gli avversari del potere politico. Il XVI secolo è stato decisivo per Pettorano: la fisionomia dell’intero abitato, dominato dall’alto del Castello, ha preso consistenza nel corso di questo periodo, come pure il sistema della cinta muraria con le sei porte di accesso, di cui rimangono consistenti tracce. Il risultato di tutta questa attività edilizia è stato l’allargamento della superficie difesa e protetta del castrum, così come ancora oggi è possibile vedere.
Il Castello Cantelmo, esaurita la sua funzione imminente difensiva e militare, per secoli è stato abbandonato. L’incuria e l’azione inesorabile del tempo lo hanno ridotto ad un rudere. L’affresco di Porta S. Nicola, datato 1656, raffigura tra l’altro un Castello sulle cui torri avevano già messo solide radici gli alberi. Negli ultimi quattro secoli il castello ha subito notevoli danni e spoliazioni.
Tutti i materiali di maggior pregio sono stati saccheggiati, fino alla vendita degli stemmi che impreziosivano l’edificio, avvenuta nel secolo scorso (Riserva Monte Genzana).
La quarta torre che sorgeva a nord-est è andata completamente persa e sul sito dove era stata innalzata sono state costruite nuove abitazioni appoggiate al castello e addirittura incuneate in esso fino a raggiungere il puntone centrale, tanto da impedire oggi il percorso intorno al mastio.
Il progetto di restauro risale al 1988 all’interno del vasto programma ideato dalla Sovrintendenza dell’Aquila ai Beni Culturali Ambientali denominato: “Sulmona città d’arte”.
I lavori hanno recuperato tutto ciò che era recuperabile del castello con una attenzione particolare a non modificarne l’impianto originario. Tutti gli interventi di ricostruzione sono ben visibili ed evidenziati.
Le strutture inserite ex-novo sono state realizzate con materiali completamente diversi rispetto a quelli originari. E’ stato recuperato in gran parte il percorso di guardia e sono state volutamente lasciate incomplete le parti delle quali non esisteva documentazione della struttura originaria.
PROGRAMMA
Visiteremo il Borgo di Pettorano sul Gizio, i sui vicoli e il suo Castello, immergendoci nelle atmosfere medievali che esso evoca.
Il Castello conserva il camminamento di ronda e diversi ambienti che visiteremo scoprendone l’antica bellezza. Ad arricchire la visita al castello ci sarà una straordinaria esperienza esclusiva: potremo scoprire come è fatta grazie ad una sapiente ricostruzione fedele la TANA DI UN ORSO
Grazie alle nostre Guide, si potranno conoscere le abitudini di questo splendido animale, le sue caratteristiche, le leggende e i miti ad esso riferiti.
Il PARCO FLUVIALE DEI MULINI ci regalerà le suggestioni di antiche arti.
Avremo la possibilità di ammirare un mulino perfettamente funzionante e ancora l’antica Gualchiera / Ramiera, appartenuta ai Cantelmo già nel corso del XVI secolo. L’edificio è stato utilizzato prima come gualchiera per la follatura della lana, successivamente come ramiera e polveriera.
A FINE VISITA SARA’ POSSIBILE SOSTARE PER UN PIC NIC IN UN’AREA ATTREZZATA NEI PRESSI DEL PARCO FLUVIALE ( posto tavolino €3.00 a persona bambini fino a 12 anni gratis)
L’escursione sarà confermata al raggiungimento di almeno 5 persone. (In caso di mancato raggiungimento, provvederemo a proporvi se possibile un’alternativa).
PARTENZA
RITORNO
Posto Tavolino area Pic Nic a persona €3.00 (bambini fino a 12 anni gratis)
Non incluso: pranzo al sacco e ristoro
PAGAMENTO
Equipaggiamento necessario Escursione CASTELLO CANTELMO e PARCO DEI MULINI
INFORMAZIONI Escursione CASTELLO CANTELMO e PARCO DEI MULINI
Di seguito potrai vedere tutte le caratteristiche di questo tour: